Risponde ad alcune domande relative alle protezioni e ai coadiuvanti per una sicura esposizione ai raggi solari. Un approccio semplice a temi complessi volto ad aumentare la conoscenza che abbiamo dei prodotti per la protezione solare, un ulteriore aiuto a scegliere la protezione più adatta alle proprie esigenze e gusti.
Che differenza c’è tra filtro chimico e schermo fisico?
Le sostanze ad uso cosmetico che consentono la protezione dalla radiazione solare sono regolamentate nell’allegato VI del Regolamento cosmetico 1223/2009 che ne definisce il tipo e la massima concentrazione utilizzabile. Sono formalmente suddivisi in base alla natura e al meccanismo di azione in schermi fisici e filtri chimici: i primi sono ingredienti che, grazie alla loro opacità, oppongono un vero e proprio schermo alle radiazioni UV, attraverso processi di riflessione e di diffusione delle radiazioni nocive. Il biossido di titanio (INCI: TITANIUM DIOXIDE) è lo schermante fisico più utilizzato; i secondi invece sono molecole in grado di assorbire in modo selettivo le radiazioni UV (A e B), assorbono dunque energia che verrà poi rilasciata sotto forma di calore o fluorescenza. Allo stato attuale sono tra schermi e filtri le sostanze ammesse sono 27, ognuna delle quali caratterizzata dalla sua capacità di filtrare o schermare diverse lunghezze d’onda della radiazione solare.
Quale è il vantaggio dell’utilizzo di un prodotto di protezione solare che contiene solo schermi solari fisici e non filtri UV chimici?
Nelle formulazioni più moderne ed avanzate, viene sempre maggiormente impiegata l’associazione tra filtri chimici e fisici, condizione che garantisce uno ampio spettro di foto-protezione nella banda UVB ed UVA. In tal modo viene messa in atto una riduzione dei rischi derivanti da uso eccessivo di filtri chimici, che possono dar luogo più frequentemente a fenomeni di sensibilizzazione o fotosensibilizzazione. Poiché alcuni schermi fisici per loro natura possiedono un profilo tossicologico più sicuro, ovvero sono potenzialmente meno allergizzanti, la possibilità di utilizzarli da soli in un prodotto di protezione solare, riduce in modo considerevole il rischio di sensibilizzazione cutanea individuale e garantisce al tempo stesso un ottimo livello di efficacia protettiva.
Se questi vantaggi sono reali, perché non è così frequente trovare prodotti che contengono solo schermi solari fisici?
Non sempre le tecnologie formulistiche in cosmetica sono così avanzate da permettere il solo utilizzo di schermi fisici. Per ottenere infatti un ottimo livello di protezione nei confronti degli UV ed al tempo stesso un prodotto solare “gradevole” dal punto di vista cosmetico, è necessario che ricerca e sviluppo aziendale lavorino a lungo e con competenza. Anche lo stesso biossido di Titanio micronizzato deve poter essere inserito nel formulato in modo da non determinare quell’effetto “patina” biancastra o altri effetti sgradevoli, non molto graditi dal consumatore finale.
In cosa consiste e cosa comporta una certificazione eco-bio in cosmetica
Con il passare degli anni sempre di più il genere umano sarà chiamato ad una maggiore considerazione verso i temi della cosiddetta “sostenibilità”: tema del futuro (…e già del presente) per tentare di risolvere l'apparente conflitto fra la tutela dell'ambiente e lo sviluppo tecnologico. Anche la cosmetica sta approcciando in modo consapevole a queste problematiche sociali e comportamentali, producendo prodotti secondo uno schema di modalità “amica della natura ed amica della pelle”. I punti cardine della cosmetica attenta a tali problematiche sono la selezione delle materie prime utilizzate nel formulato (ingredienti da agricoltura biologica e da raccolta di piante spontanee, assenza di ingredienti “non ecologici” e potenzialmente poco dermo-compatibili) e l’attenzione nella scelta degli imballaggi (per la riduzione dell’impatto ambientale e per una maggiore riciclabilità).
Alcuni enti certificatori, riconosciuti in termini di affidabilità e competenza, dopo rigorosi controlli lungo la filiera di produzione, rilasciano i loro marchi di approvazione che garantiscono il corretto rispetto di tali principi. Alcune aziende cosmetiche e sempre più numerosi consumatori, sono molto sensibili a questi temi e scelgono di perseguirne fermamente scopi ed obiettivi.
Che cosa sono i metalli pesanti e perché dovrebbero essere monitorati in cosmetica?
I cosiddetti “metalli pesanti” identificano un gruppo di metalli e di semimetalli in relazione alla loro presenza come “elementi in tracce” nei prodotti cosmetici ed alle loro potenziali caratteristiche tossiche e/o eco-tossiche. Distribuiti in modo più o meno uniforme in tutto l’ambiente che ci circonda, ovvero “ubiquitari”, non sono assolutamente oggi utilizzabili come ingredienti che fanno parte di una formulazione cosmetica. Ma ciononostante in alcuni casi possono purtroppo essere riscontrati in questa categoria in quantità di traccia tecnicamente “inevitabile”…a causa della loro “inevitabile” presenza in alcuni ingredienti ad uso cosmetico, come è il caso di alcuni coloranti/pigmenti.
Negli ultimi anni sta progressivamente crescendo il ruolo che i metalli pesanti svolgono in relazione all’insorgenza di reazioni cutanee, essenzialmente dermatiti allergiche ed irritative, in modo particolare per Nichel (Ni), Cobalto (Co) e Cromo (Cr). Anche se la normativa è ancora poco chiara circa i riscontri da effettuare, risulta apprezzabile un controllo serio e costante per la verifica dell’assenza di questi elementi nel prodotto cosmetico finito, almeno per quelli maggiormente rappresentati. Inoltre, considerata la loro origine dalle materie prime, la scelta di monitorare tutti i lotti di produzione rappresenta un forte segnale di attenzione per la tutela della salute del consumatore.
Che cosa sono i parabeni ed in generale, qual è il rischio di un eccessivo utilizzo di conservanti in cosmetica?
I parabeni sono un gruppo di sostanze (circa 20) ampiamente utilizzate come conservanti nei cosmetici, allo scopo di prevenire la crescita di microrganismi del prodotto finito. Per valutarne la sicurezza nell’uso, il Comitato Scientifico per la Sicurezza dei Consumatori europeo (SCCS-UE) ha più volte, nel corso degli anni, valutato i dati scientifici riguardanti i loro potenziali effetti sulla salute. Alcuni parabeni sono ancora sotto osservazione del Comitato, per poterne studiare al meglio i possibili rischi ed individuare i corretti limiti e restrizioni all’utilizzo.
In generale in cosmetica i conservanti sono sostanze destinate esclusivamente o prevalentemente ad inibire lo sviluppo di microorganismi nel prodotto cosmetico. Tutti i conservanti ammessi per uso cosmetico figurano nella lista positiva dei conservanti (Allegato V del Regolamento cosmetico) in cui viene specificata la massima concentrazione (o altri limiti e restrizioni) di utilizzo nel formulato.
I conservanti sono però tra gli ingredienti coinvolti nell’insorgenza di reazioni cutanee di sensibilizzazione.
Va rilevato che non tutti i prodotti cosmetici necessitano di una concentrazione “standard” di conservanti per non deteriorarsi nel tempo. Questa dipende infatti da molti fattori, tra cui la percentuale di acqua del prodotto, il suo pH, la presenza di altre sostanze che tendono a controllare indirettamente la crescita microbica. È possibile quindi “equilibrare” il sistema di conservazione, evitando da un lato la contaminazione del prodotto e dall’altro la comparsa di “effetti indesiderati” per la pelle.
Qual è il ruolo della Vitamina E e dei suoi derivati in cosmetica?
Tra le sostanze antiossidanti in cosmetica, la Vitamina E o tocoferolo ed i suoi derivati, come il TOCOPHERYL ACETATE e molti altri, sono tra le più efficaci ed utilizzate. Va sottolineato il concetto di questa funzione: è necessaria da un lato per contrastare l’ossidazione, l’irrancidimento e dunque la degradazione del prodotto finito (funzione tecnica) e dall’altro per contrastare sulla pelle l’azione negativa dei famigerati radicali liberi (funzione cutanea). In particolare tale attività antiossidante cutanea è fondamentale all’interno di un prodotto protettivo contro i danni del sole, inesauribile fonte di produzione dei pericolosi radicali liberi.